Domenica 8 – Pedalate in pianura

Sfatiamo il primo luogo comune: gli abitanti di Parma si chiamano Parmigiani e non Parmensi. Sono un po’  delle melanzane al maschile e come il formaggio. I Parmensi invece, sono coloro che abitano l’area estesa adiacente alla città.

Chi è stato almeno una volta a Parma, sicuramente ricorderà che su tutti i menu non mancheranno mai tortelli di erbetta e anolini in brodo, questi ultimi, ahimè, anche in estate.

E che in tutta la città c’è un solo monumento alto: il campanile del Duomo su cui svetta un angioletto tutto d’oro che poveretto, ha rischiato di andare a fuoco nel 2009, quando un fulmine inaspettato mandò a fuoco tutto il campanile, salvo poi essere recuperato grazie ai restauri.

Ma soprattutto, ci sono due cose che non si possono dimenticare di Parma. La prima: le biciclette. Stanno un po’ ovunque: accatastate contro i muri e allineate nelle rastrelliere di Piazza Garibaldi. Padrone indiscusse della viabilità, hanno la precedenza su tutto. Non illudetevi di avere la meglio su un ciclista: avrà sempre ragione lui. A Parma il bike sharing funziona poco, perchè tutti hanno almeno una bicicletta in garage. Anche le bici elettriche hanno poco successo, perchè ai parmigiani piace pedalare.

La seconda sono proprio i parmigiani. Di loro vi resteranno impressi un’inconfondibile erre moscia che vi ricorderà con simpatia il topolino del Parmareggio e una cantilena che sembra accompagnarli nei movimenti. Ma non potrete dimenticarne l’ospitalità, preceduta da un immancabile invito a cena con parenti ed amici. Sì, perchè a Parma la cucina è parte integrante della vita di tutti e il take-away attecchisce poco.

Se un parmigiano non vi invita a cena, vi inviterà sicuramente in campagna. Tutti hanno almeno una casa di uno zio, di un nonno o di un lontano parente, ereditata chissà quando e vi inviteranno per una scampagnata. Se qualcuno dei capostipiti della famiglia è ancora presente, potrà raccontarvi storie di tempi andati, guerre, bombardamenti e ricostruzioni. La campagna è parte della città, così come la città è parte indissolubile della campagna. Sconsigliabile quindi recarsi da quelle parti se avete allergie al fieno o alle graminacee e anche se non amate le mucche.

A Parma c’è un’eleganza d’altri tempi. Vagamente snob. A cominciare dalla musica che dapprima sentirete in modo insolito eccheggiare in alcune strade, salvo poi rendervi conto subito dopo che c’è un sofisticato sistema di altoparlanti che spara le arie di Verdi a tutto volume. E se guarderete la città con gli occhi di un parmigiano, noterete delle strane somiglianze con Parigi. Il Parco Ducale vi ricorderà i giardini del Lussemburgo, il monumento al Petitot, gli Champs Elyseés con l’Arc de Triomphe. Alla fine vi sentirete un po’ snob anche voi e sarete grati a questa Maria Luisa D’Austria che fece tanto per la città e ve ne innamorerete anche voi così come successe a lei.

In caso siate alla ricerca di informazioni, vi auguriamo di incontrare un parmigiano “dal säss”, del sasso, termine dialettale per definire i veri parmigiani DOC.  Si allargherà in un sorriso e vi porterà ad assaggiare il panino spaccaballe, vi racconterà di quando il sindaco decise di costruire le rotonde ed eliminare quasi tutti i semafori. Infine, vi aggiornerà sulle ultime notizie della Gazzetta di Parma, quotidiano istituzione della città, tra i più antichi d’Italia.

Se dopo il pranzo di Pasqua la colomba si è piantata sullo stomaco o vi sentite in colpa per aver mangiato troppo cioccolato, siete ancora in tempo per progettare la gita di Pasquetta a Parma. E perchè no, fare un po’ di movimento in bicicletta.

Se invece avete già fatto programmi, potete venire un’altra volta, ma non perdetevela in primavera. Se una volta arrivati vi sentirete un po’ pigri e preferirete andare a piedi, non c’è problema: la pianura vi regalerà comunque un orizzonte largo.

Cose da vedere in una Parma insolita, (per tutto il resto rimandiamo a Trip Advisor):

  •  Scoprite la storia d’amore tra Maria Luisa d’Austria e il conte di Niepperg al Museo Glauco Lombardi.
  • Restate 10 minuti a testa in su, a decifrare gli affreschi del Correggio sulle cupole del Duomo e di San Giovanni. Lasciatevi incantare dalla Schiava Turca alla Galleria Nazionale.
  • Addentratevi nell’Oltretorrente, zona bohemienne e multietnica, un tempo covo della Parma verace, dove non potrete perdervi una visita al piccolo oratorio di Sant’Ilario in via D’Azeglio e piazzale Inzani dove sembra di stare davvero a Parigi.
  • Fate shopping tra le botteghe d’arte in via Nazario Sauro e via XXII Luglio.
  • Scendete in bicicletta la discesa di Borgo Riccio da Parma.
  • Fate un giro sui Bastioni della Cittadella e perdetevi nel Parco Ducale a cercare il tempietto di Arcadia.
  • Fermatevi davanti alla statua di “Al mätt Sicuri” in piazzale della Macina.

Cose da assaggiare:

  • Uno spuntino da Pepèn: per non perdervi la leggendaria carciofa o il panino spaccaballe. In Borgo Sant’Ambrogio, 2
  • Un pranzo veloce alla degusteria Romani, piccolo bistrot dall’atmosfera accogliente. In Borgo Palmia, 2
  • Una merenda all’antica Pasticceria Pagani. In Borgo XX Marzo, 4
  • Un aperitivo all’Enoteca Fontana, per incontrare i parmigiani DOC. In Strada Farini, 24
  • Una cena al Borgo 20. In Borgo XX Marzo, 14

Nota ai lettori: per cause di forza maggiore non abbiamo contributi fotografici. Ci scusiamo per il disagio e vi invitiamo a usare l’immaginazione.

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