Peggio di un viaggio in treno, di un rientro in autostrada, di un minestrone tiepido, la domenica ci può essere soltanto la coda all’ufficio ATM. Uno di quei posti dove non vorresti mai andare, ma purtroppo, a un certo punto, diventa impellente il bisogno di passarci, quando la scadenza dell’abbonamento è così imminente che non ci sono altre soluzioni. Se non quella di andare a piedi o attaccarsi letteralmente al tram. L’efficienza proverbiale dell’ATM viene suggellata da un tizio ben piazzato che se ne sta sulla porta a mo’ di bodyguard e a tutti quelli che si avvicinano per prendere il biglietto, dice di uscire e mettersi in fila, perchè i biglietti li ditribuisce lui. “Attendete fuori il vostro turno, anche se non posso assicurare che arriverà mai”. Perchè visto che l’ufficio chiude tra mezz’ora, qualcuno potrebbe restare fuori. Ti ritrovi quindi in un sotterraneo poco illuminato, ad ascoltare le lamentele di quelli che sono in fila come te e che si lamentano perchè, se non riescono a fare l’abbonamento ai mezzi pubblici proprio oggi, in settimana sarà un bel problema, visti gli orari che si fanno in ufficio. Nel frattempo, la gente si avvicina con fare stralunato e fa domande al tizio sull’ingresso. La più gettonata, in cima alle statistiche delle domande più frequenti è: “Scusi, ma per fare la tessera bisogna compilare un modulo e portare una foto?”. Chiedono tutti la stessa cosa, giusto per conferma. Poi il tizio con aria scocciata distribuisce i moduli così almeno qualcuno può portarsi avanti.
Intanto, da dietro i vetri, vedi la gente che va e viene dagli sportelli e ti chiedi che cosa stiano facendo di così lungo e laborioso. Qualcuno forse si è messo a fare conversazione, così, per perdere un po’ di tempo ulteriore, qualcun’altro sembra andare a rallentatore nel tirare fuori i documenti dal portafogli.
Il tizio sulla porta, intanto, si è spostato e si è messo direttamente sotto all’orologio. Ha un’aria soddisfatta nel controllare la situazione e si sente il padrone del tempo. Così può cronometrare meglio quanti minuti ci sono ancora a disposizione, prima che la porta automatica si chiuda definitivamente e magari, a quel punto, era arrivato proprio il vostro turno.
Questa domenica, se siete arrivati in ritardo e vi sembra più facile andare a dorso d’asino piuttosto che ottenere il vostro turno all’ufficio ATM, se vi prende l’ansia del lunedì, prima ancora che della domenica sera, progettate le vostre scarpette di Sant’Ilario. Oggi è il 13 gennaio e la leggenda dice che: Ilario aveva le scarpe rotte e si trovò di passaggio a Parma una notte di gennaio, un povero calzolaio ne ebbe compassione e gli regalò un paio di scarpe nuove. Il Santo ripartì il mattino dopo all’alba e gli fece trovare nella bottega un bellissimo paio di scarpette d’oro al posto di quelle rotte. Non abbiamo mai visto scarpe d’oro zecchino, forse nemmeno esistono. Ma siamo sempre in tempo per immaginarle o perlomeno, sognarle.
Da ascoltare: The Head and The Heart – Dreamer