La domanda è: che cosa dovremmo pensare alla vigilia di questo 4 maggio? La risposta, in una domenica che ormai è uguale a tutti gli altri giorni della settimana, è: mettendo in fila le cose che sono in successe durante questi quasi due mesi.
All’inizio di questo lockdown ho pensato tanto alle persone lontane: la mia famiglia che non sapevo quando avrei rivisto, i miei amici sia quelli più vicini che quelli più lontani, consapevole che a dividerci c’erano oceani e voli aerei ormai cancellati. La prima sensazione era che così come avevano chiuso le saracinesche dei negozi, anche i contatti umani fossero stati chiusi da una saracinesca. Frizzati dietro allo schermo del pc che ogni tanto si bloccava perchè la connessione era scarsa. Poi come tutti, mi sono messa a fare un resoconto del passato. È inevitabile quando sei costretto a stare chiuso dentro casa in silenzio, e ho passato in rassegna momenti belli, viaggi, e anche occasioni perse.
Poi ho pensato tanto all’India.
Un paio di anni fa mi è capitato di restare bloccata per circa 12 ore all’aeroporto di New Delhi. Ero con un’amica, il nostro volo aveva fatto ritardo e avevamo perso la coincidenza con un volo interno. Tutti i voli successivi erano pieni, avevo finito il credito del telefono e per un po’ di tempo sembrava che non saremmo riuscite a ripartire. Una brutta sensazione: non avere alternative, incertezza, non sapere come affrontare una situazione del tutto imprevista e straordinaria, ma provarci, perchè se ci sei dentro è l’unica cosa da fare. Anche in quell’occasione, mentre le ore passavano interminabili, avevo passato in rassegna diversi avvenimenti della mia vita, avevo anche fatto dei buoni propositi che poi ho mantenuto.
Quel giorno di metà marzo ero davanti al supermercato e mi sono sentita come all’aeroporto di Delhi. Era il primo giorno del lockdown, mi trovavo in coda davanti al posto dove faccio sempre la spesa, ma che non mi sembrava più lo stesso. La gente stava in silenzio a un metro di distanza, sentivo paura ovunque. Vedevo i commessi del supermercato correre avanti e indietro a portare i pacchi ai runner in attesa e gli occhi mi si sono riempiti di lacrime. Come quel giorno a New Delhi, mentre ero bloccata su un aereo che non sarebbe partito a causa di un guasto. La stessa sensazione di non poter farci niente, ma anche che nessuno sarebbe potuto intervenire ad aiutarmi. Da una parte il mio destino dipendeva da circostanze esterne, dall’altra molte cose dipendevano da come mi sarei comportata in quel momento.
Ho cercato di ricordare come riuscii ad uscirne. Adattandomi nell’emergenza. Sono perfino riuscita a dormire sulle poltrone di plastica rigida dell’aeroporto. E sono riuscita a uscire da quell’aeroporto acquistando quasi d’impulso un biglietto aereo in partenza la sera alle 20:00 allo sportello della Indian Airlines. Se ce l’avevo fatta quella volta, potevo farcela anche adesso.
Che cosa ho imparato da questo periodo? Che bisogna separare le cose. Restano quelle essenziali: gli affetti, i legami, le cose belle, la natura che quest’anno mi sembra più rigogliosa di prima. Passano tutte le altre: le scarpe vecchie che avevi tenuto nell’armadio chissà perché, le giornate frenetiche, le cose fragili che si spezzano subito, l’amarezza. Restano le cose che impariamo: io ad esempio ho imparato che non so fare i pancake. Ci ho provato due volte e per due volte sono stati un disastro totale. Dato che quando i dolci non vengono ci rimango male, non penso che li farò mai più. Ma ho imparato che posso trovare il modo di riempire il silenzio, semplicemente aprendo la finestra.
Uno degli ultimi giorni di libertà ho comprato dei semi di nasturzio, li ho piantati solo oggi dopo che con molta fatica sono riuscita a trovare un sacco di terriccio. Il nasturzio si chiama anche Indian Cress, speriamo che un giorno spuntino fiori colorati come quelli che crescono in India.
Questa domenica è dedicata a tutte le cose che abbiamo imparato durante questi mesi di cattività. A tutte le volte in cui ci siamo chiesti quale fosse il modo migliore per affrontare questa situazione. Ai pasticci in cucina, alle aspirapolveri, alla musica accesa a tutte le ore del giorno e della notte. Ai tramonti che vorremmo vedere in riva al mare, ma per ora possiamo vederli solo sul tetto.
Da ascoltare: The Shins – Simple Song