Domenica 9 agosto sembra la data giusta per iniziare le vacanze in questo 2020.
Circa 300 chilometri separano la Versilia da Civitavecchia. Sarebbe bello percorrerli in macchina e fermarsi ogni tanto nei posti più belli. Dare il proprio contributo alle varie raccolte di foto “estate italiana” e scovare posticini pittoreschi tra cipressi e mare di cui parlare una volta tornati a casa.
Ma se hai un traghetto che parte fra tre ore, non c’è tempo per fermarsi, al massimo per guardare i cipressi dal treno e immaginare una passeggiata a Bolgheri. Chissà perché, poi, quando i treni attraversano dei paesaggi interessanti non rallentano mai.
Ma, in questo caos da pandemia, forse è davvero meglio velocizzare le operazioni, se non altro per evitare la rissa tra il controllore e quella signora ostinata che non vuole proprio indossare la mascherina.
40 gradi al porto, un paio di termometri sparati in fronte e -20 gradi la temperatura percepita a bordo, mi ricordano che sui traghetti non conta la stagione corrente, ma quanto sei bravo nell’arte dell’abbigliamento di fortuna: se hai freddo con la maglietta, meglio mettersi una felpa col cappuccio, se hai freddo anche con quella c’è sempre il giacchetto che avevi infilato in valigia all’ultimo momento. Qualcuno tra i corridoi dice che le mascherine proteggono anche dagli spifferi d’aria, tipo il passamontagna quando sei in seggiovia. Comunque, se hai ancora freddo con tutta questa roba addosso, non ti rimane che uscire sul ponte, perché, paradossalmente, in mare aperto fa più caldo che dentro.
I traghetti offrono da sempre lo scenario migliore per immaginarsi una storia: quella dei tre ragazzi seduti sulle sedie a sdraio e che sembrano in vacanza della maturità. Quella del cane bassotto bellicoso che alle 7 del mattino è sul ponte già sul piede di guerra, accanto a un padrone troppo assonnato. Quella del tipo in corridoio che interroga il personale di bordo per sapere a che ora si arriva. Perché sugli orari c’è sempre un po’ di confusione: sul biglietto erano 13 ore, ma poi si vocifera che sono un po’ di più. Forse abbiamo il vento a sfavore? Oppure quella del parcheggiatore, che è davvero troppo sicuro di sé e ci ha preso gusto con la segnaletica facendo fare a tutti inversione a U, anche se non siamo sicuri che fosse davvero necessario.
E se qualcuno pensa che le partenze sui traghetti al tramonto siano le migliori cornici per le foto con #estate2020, forse la storia migliore è quella che potresti immaginare seduta al tavolo del ristorante self service, mezzo vuoto, che pensi sia uno scherzo, ma si chiama proprio “Mascalzone Latino”. Come la barca a vela. Chi se la ricorda più quella barca: quel nome dall’allure un po’ fané, che però ha anche un significato in italiano e male si sposa con i tavoli in legno lucido e il rumore sordo dei piatti, pronunciato da tutti gli altoparlanti della nave, a tutte le ore del giorno e della sera, rompe il silenzio di un viaggio lungo e non può che farti venire da ridere.
Se alla sera al ristorante non c’era gente, probabilmente anche il mattino dopo sarà uguale. Ma nessuno può rinunciare al fascino di un cappuccino in bicchiere di cartone. E il richiamo di Mascalzone Latino è davvero irresistibile: alla fine sono tutti lì in coda, cane bassotto compreso.
La Sardegna appare alla fine come una costa frastagliata e bluetta, avvolta in un’aria nebbiosa, ma dopo quelle 13 ore, forse anche di più, la magia dell’arrivo svanisce e nessuno ha voglia di fare fotografie, solo di scendere.
Questa domenica è dedicata alla sensazione complicata del rientro dalle vacanze. Non hanno ancora trovato un termine giusto per definirla: “stress da rientro” pare eccessivo. Nostalgia fa troppo “Sapore di mare”, anche se ti fa subito venire in mente certi temporali estivi sulla spiaggia. “Voglia di ripartire”, quest’anno zoppica un po’, vista la situazione. In attesa che qualcuno si inventi un neologismo adatto, tipo “pannoso”, “petaloso”, “sofficioso”, questa sensazione complicata si potrebbe rappresentare come quando, tornati da un viaggio, alla sera la valigia è aperta e un po’ in disordine, ancora tutta da disfare, non hai voglia di sistemarla, ma in un qualche modo devi farlo e il silenzio di casa sembra aver spazzato via in un minuto il rumore delle onde del mare.
Da ascoltare: Cigarette after sex – Sweet